Il documentario dedicato al pittore olandese, massimo esponente dell’impressionismo, e alle sue iconiche rappresentazioni de “I girasoli”
Uscito in esclusiva al cinema il 17-18-19 gennaio 2022, il documentario diretto dal regista David Bickerstaff e distribuito da Adler Entertainment, è il secondo film della collana “Art Icons”, una serie dedicata alle icone indiscusse del mondo dell’arte: il primo film della collana è stato dedicato all’artista Frida Kahlo, mentre il terzo film vedrà come protagonista il fotografo Steve McCurry. Vincent Van Gogh, pittore olandese della seconda metà dell’Ottocento e massimo esponente del movimento impressionista, è indubbiamente uno dei pittori più famosi e intriganti dell’intera storia dell’arte mondiale.
Rappresentazione emblematica dell’artista maledetto, vive una vita tormentata, caratterizzata da sofferenza, disagio e disturbi mentali e trova pace solo nell’arte: la sua pittura è riconoscibile, il suo stile è unico e inconfondibile. Protagonisti assoluti della sua pittura sono i girasoli, focus di questo documentario: carichi di valenze simboliche, i girasoli sono metafora di affetto e amicizia, ma per Van Gogh assumono anche un potere terapeutico, consentendogli di provare attimi di stabilità ed equilibrio.
Il documentario si sofferma in particolare su cinque degli undici quadri con girasoli realizzati dall’artista e, partendo da queste opere, si interroga sulla scelta dei girasoli e sul significato delle diverse versioni di uno stesso soggetto. I girasoli infatti vengono rappresentati in momenti diversi della fioritura: da un punto di vista simbolico corrispondono allo scorrere del tempo e alla naturale successione degli eventi che caratterizzano la vita di ciascuno di noi, mentre da un punto di vista artistico consentono al pittore di sperimentare coi colori, di giocare con le ombre, di trovare armonie e contrasti tra i diversi accostamenti di giallo, rosso, verde e blu.
Ecco un piccolo estratto di un’intervista al regista pubblicata su BN1 con alcune considerazioni in merito: “Il modo in cui le opere d’arte sono ricevute e apprezzate dalla gente può cambiare drammaticamente negli anni. Alcuni artisti sono estremamente popolari e vendono bene in vita, ma poi la storia li archivia come mediocri. Per Van Gogh fu il contrario. Il nostro ruolo come cineasti è spiare dietro alla percezione popolare di quel che sono le famose opere d’arte. Sfidarne la mitologia e scavare più a fondo.
È sempre difficile sapere quante conoscenze il pubblico ricaverà dai nostri film, ma speriamo che il loro viaggio li illumini, li intrattenga e dia una quantità di informazioni accademiche tali da incoraggiare le persone a scoprire di più, a imparare nuove verità”.
Bibliografia
M. Cescon, “Lettere a Theo”, Guanda 2016
S. Mori Carmignani, “Una distesa infinita. Ultime lettere”, Passigli2008
Sitografia
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