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Giulia Resta

Tre coppe di vino nell’antica Roma

Tradizioni, credenze e curiosità sul vino, la bevanda più amata nell’antica Roma

“Bacco” - Caravaggio (1598). Olio su tela (www.commons.wikimedia.org)


Per gli antichi Romani il vino era senza dubbio la bevanda a cui non potevano proprio rinunciare. Il vino aveva inoltre una grande importanza culturale e, con il tempo, diventò parte integrante della loro alimentazione. La viticoltura romana affonda le sue radici nella cultura greca ed etrusca: infatti proprio dai Greci, dagli Etruschi e anche dai Cartaginesi i Romani hanno appreso le varie tecniche per la coltivazione della vite e per la vinificazione. Il vino inizia a diffondersi grazie alle varie conquiste territoriali e all’espandersi dell’impero romano. Lo sviluppo della viticoltura in Sicilia e nell’Italia Meridionale fece crollare ben presto le importazioni di vino dall’Egeo e dalla Grecia. Furono i Romani a trasmettere la viticoltura nel resto dell’Europa, portando la vite in Provenza, nel nord della Francia, e in Germania, sul Reno.


Considerato una rarità e un lusso che solo i capofamiglia potevano concedersi, il vino era riservato agli uomini, i quali avevano l’abitudine di diluirlo con l’acqua, fredda o calda a seconda della stagione, in modo da poterne bere di più e rimanere sobri più a lungo. Si credeva infatti che il vino portasse alla pazzia, motivo per cui non bisognava berne troppo, e una regola non scritta prevedeva che non si bevessero più di tre coppe di vino: la prima per il brindisi, la seconda per l’amore e la terza per il sonno. In particolare i brindisi propiziatori erano molto comuni nell’antica Roma: si brindava alla salute di un amico, della donna amata o di una persona importante, per onorare un defunto o una divinità. Usanza molto diffusa era quella di aromatizzare il vino e di mescolarlo con spezie, miele ed erbe aromatiche per evitare che si inacidisse: da qui nasce il mulsum, un’altra bevanda tipica nell’antica Roma.


Il vino ovviamente non poteva mai mancare nelle occasioni di convivialità e nei banchetti, molto amati dagli antichi Romani, durante i quali era usanza sorteggiare il cosiddetto “arbiter bibenti”, cioè l’arbitro del bere, colui che non poteva bere alcun tipo di bevanda alcolica perché doveva controllare che gli altri non si ubriacassero. Si narra inoltre che il padrone di casa solitamente offrisse prima il vino più prelibato e poi quello meno pregiato, in modo tale che i suoi ospiti, ormai brilli, non fossero più in grado di cogliere e comprendere le qualità.

 

Bibliografia

L. Dalmasso, “Il vino nell’antica Roma. Così bevevano i Romani”, Wingsbert House 2014


Sitografia

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