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  • Giulia Resta

Il capodanno romano: tra Marte e Giano

Curiosità e aneddoti su una delle feste più attese di tutto l’anno, il Capodanno

“Venere e Marte” di Sandro Botticelli (1483-1484) – National Gallery Londra (www.commons.wikimedia.org)


Lo sapevi che Capodanno non è sempre stato il 1° gennaio? Nell’antica Roma, infatti, il Capodanno si festeggiava il 1° marzo e solo successivamente la data fu spostata al 1° gennaio. Il calendario stabilito da Romolo era formato da soli dieci mesi e iniziava con il mese di marzo, mese dedicato al dio Marte: la leggenda narra che Marte, dio della guerra e difensore delle calamità naturali e soprannaturali, fosse il padre di Romolo, motivo per cui quest’ultimo scelse marzo come primo mese dell’anno. Inoltre a marzo si festeggiava l’arrivo della primavera e il risveglio della natura e della vegetazione. Così Romolo invoca il Dio della guerra nei Fasti di Ovidio, dedicandogli il primo mese dell’anno: “Signore delle armi (Marte), dal cui sangue mi ritengo nato e, affinché sia creduto, darò molte prove, da te proclamiamo l’inizio per l’anno romano: il primo mese sarà dal nome del padre”.


I Romani erano soliti festeggiare in grande il Capodanno: feste e danze non potevano mancare, accompagnate da riti che celebravano l’inizio di una nuova stagione, la fertilità della terra e la fecondità degli uomini; si tenevano anche delle fiaccolate, scandite dal suono delle campane, che servivano per scacciare i demoni e la mala sorte. Il pranzo poi, oltre che occasione di convivio, era caratterizzato dallo scambio di regali tra amici e parenti: ci si scambiavano le “strenae” (strenne), solitamente dei fichi con delle foglie di alloro che erano considerati un augurio di fortuna e di felicità.


Ci sono diverse ipotesi su quando fu deciso e da chi lo spostamento del Capodanno. La prima ipotesi vede come protagonista il pontefice massimo Publio Licinio Crasso, il quale nel 191 a.C. introdusse la “lex Acilia de intercalatione” secondo cui la festività si sarebbe dovuta celebrare il 1° gennaio. La seconda ipotesi, invece, è che fu il console Quinto Fulvio Nobiliore a spostare la data del Capodanno, quando nel 153 a.C. fu eletto console: era consuetudine che i consoli che venivano eletti a dicembre entrassero poi ufficialmente in carica alle Idi di marzo, ma pare che Quinto Fulvio Nobiliore chiese e ottenne il permesso di entrare in carica immediatamente e che quella che lì per lì fu vista come un’eccezione divenne poi la regola. La terza ipotesi afferma che fu Giulio Cesare con la riforma del calendario nel 46 a.C. a spostare il Capodanno a gennaio, il mese dedicato al dio Giano: divinità “bifronte”, così raffigurato in quanto figura di passaggio tra il passato e il futuro, il prima e il dopo, l’inizio e la fine, Giano è colui che guarda indietro all’anno appena finito e in avanti all’anno a venire e che simboleggia il ciclico ritorno delle stagioni e delle epoche.

 

Sitografia

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